Fumin 2016 - Grosjean

Siamo a pochi km da Aosta, a Ollignan. Teatro di terreni storici dove la famiglia Grosjean vinifica unicamente le varietà più tradizionali della regione rappresentando un vero e proprio punto di riferimento vitivinicolo. Interessante sottolineare come la Val d'Aosta abbia circa 18 varietà di uve coltivate di cui ben 9 sono autoctone, la maggior quantità in tutt'Italia.

Il "Fumin", che descriviamo in questo caso, entra di diritto nel gruppo degli autoctoni di maggior pregio e storia vinicola tanto da essere chiamato amichevolmente il "Nebbiolo della Val d'Aosta", sia chiaro; geneticamente non ha nulla a che fare con il Nebbiolo del Piemonte.

Calice di colorrosso rubino con sfumatre granata anticipa un naso fruttato di marasca, note speziate e lievi rimandi floreali. Una bocca fresca e sapida ed eleganti tannini ci accompagnano a un lungo finale.

L'abbinamento necessario è con carne rossa grigliata, selvaggina e formaggi stagionati. Se andate a sciare in Val d'Aosta ordinate immediatamente al ristorante la carbonade, una sorta di spezzatino cotto a lungo nel vino.

Siamo a Ollignan, piccolo borgo in Valle d'Aosta, è qui che la cantina vinifica le più tipiche uve di una regione che meriterebbe maggior considerazione nel panorama vitivinicolo italiano.  Si tramanda che sin dal 1780 gli avi dei Grosjean scendevano sino a Ollignan  per rifornirsi di vino e castagne, considerati indispensabili per superare il lungo e rigido inverno di quelle che erano definite "piccole ere glaciali". Erano povere e umili genti di montagna, quelle che si rifornivano in questa che era, un tempo, una piccola cascina.

Fu la moglie di Dauphin Grosjean ad ereditarne i terreni e, sfruttando al massimo quegli 0,3 ettari di terreno, nel 1968 fu presa la decisione di iniziare l'imbottigliamento dei vini. Decennio dopo decennio, la cantina ha raggiunto una quantità di 12 ettari vitati e furono piano piano coinvolte tutte le generazioni successive dove ognuno aveva un ruolo preciso e ben definito all'interno della produzione. E' stato però l'inizio del nuovo millennio a far fare il salto di qualità a questa realtà produttiva; Nel 2000 la costruzione di una più moderna cantina e, nel 2011, la conversione a regime biologico. Una storia di montagna, di gente scesa a valle spinta dal più primordiale spirito di sopravvivenza. Una storia di piccoli passi in punta di piedi che hanno nei secoli dato vita ad un'assoluta eccellenza italiana.